Senza intese: il nodo delle nuove religioni e la sfida dell’articolo 8 della Costituzione

Il convegno del 27 maggio alla sala Matteotti della Camera ha messo a confronto esperti e rappresentanti religiosi sul tema dell’attuazione dell’art. 8 e l’inadeguatezza della Legge del 1929 sui “culti ammessi”.

Roma, 27 maggio 2025. Presso la sala Matteotti della Camera dei Deputati si è tenuto il convegno “Senza intese: le nuove religioni alla prova dell’art. 8 della Costituzione”.

Il convegno è stato realizzato dalla Chiesa Nazionale di Scientology d’Italia con il supporto tecnico dell’Osservatorio su Enti religiosi, Patrimonio ecclesiastico e Organizzazioni non profit dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.

Se è vero che non tutte le realtà religiose presenti in Italia sono interessate ad avvalersi del comma 3 dell’art. 8 della Costituzione, che prevede l’intesa tra una confessione e lo Stato, è altrettanto vero che altre vorrebbero invece avere un rapporto paritario e giuridicamente vincolante con esso.

Di questi aspetti hanno parlato studiosi e rappresentanti religiosi nel convegno tenuto alla Sala Matteotti, cominciato coi saluti istituzionali dell’On. Paola Boscaini e dell’On. Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati.  Dopo aver rivolto un sentito ringraziamento agli organizzatori, l’On. Boscaini ha offerto la sua disponibilità per future collaborazioni sul tema della libertà di religione.

Il professor Alfonso Celotto, docente ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università di Roma Tre ed esperto di burocrazia e istituzioni, ha ribadito la necessità di arrivare a superare il concetto di “tolleranza”, espresso nella Legge del 1929 sui “culti ammessi”, per arrivare a una piena libertà e parità per le diverse espressioni religiose. A sottolineare il concetto, ha ricordato quanto disse l’On. Ruggero Grieco, uno dei padri costituenti: “…sappiamo anche che esiste un altro bene che è al di sopra delle nostre miserie e dei nostri crucci, un altro bene che sta al di sopra di tutte le direzioni di tutti i partiti, di tutti i campanili di tutte le chiese del mondo, un altro bene che sta al di sopra di tutte le più alte montagne della terra e che si chiama libertà. E questa va rispettata.”

Il prefetto Laura Lega, consigliere di Stato, già capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, ha poi illustrato la procedura e i controlli previsti dalla legge per l’iter che porta al contratto pattizio tra lo Stato e una confessione e di che cosa essa può una volta che il patto è stato ratificato. La consigliera di stato ha concluso il suo intervento auspicando che il dibattito scientifico sia ampliato e che a questo appuntamento ne facciano seguito altri, aperti non solo al mondo accademico e agli addetti ai lavori, ma anche a chi vive nelle confessioni religiose e avverta l’esigenza di portare un contributo di idee nel presupposto che la libertà di religione è uno dei grandi temi, non solo del nostro Paese, ma a livello globale.

L’intervento del prof. Marco Ventura, docente ordinario di Diritto Canonico ed Ecclesiastico all’Università di Siena, ha ricordato che il sistema di regole per il fenomeno religioso deve continuare ad evolvere secondo lo spirito della Carta costituzionale e il dinamismo che ha caratterizzato questi decenni di esperienza repubblicana, in particolare i quarant’anni trascorsi dalle riforme del 1984-85. Le autorità civili e religiose, le comunità di fede, la società civile, devono continuare a sviluppare quello spirito con quel dinamismo, assumendosi la responsabilità della ricerca di strumenti sempre più adeguati alle esigenze individuali e collettive, nella leale collaborazione tra poteri pubblici e confessioni religiose.

Maria D’Arienzo, professoressa ordinaria di Diritto e Religione all’Università degli Studi “Federico II” di Napoli e Presidente ADEC (Associazione dei docenti universitari delle disciplina giuridica del fenomeno religioso)  ha sottolineato che il fatto che alcune confessioni abbiano l’intesa con lo Stato non può e non deve essere motivo per discriminare quelle che ancora non l’hanno poiché il comma 1 dell’art. 8 stabilisce che “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.”, sia che abbiano o ancora non abbiano o non vogliano stipulare l’intesa.

Finita la fase degli interventi degli esperti, è stata tenuta una tavola rotonda moderata dal prof. Antonio Fuccillo, professore ordinario di Diritto Ecclesiastico e Interculturale dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, cui hanno preso parte accademici e rappresentanti di diverse realtà religiose, specchio della ricca pluralità che caratterizza la società italiana ormai da decenni.

Miriam Abu Salem, ricercatrice di diritto e religione dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ha illustrato i problemi e le possibili prospettive inerenti il riconoscimento dell’Islam in Italia.

Francesco Sorvillo, professore associato di Diritto e Religioni presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” si è concentrato sui problemi delle nuove religioni e su come possano fare per essere riconosciute anche tramite nuovi strumenti giuridici.

Rogéria Azevedo, dottoranda dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ha illustrato la situazione delle religioni brasiliane in Italia.

Ludovica Decimo, professoressa associata di Diritto Ecclesiastico e Diritto Canonico dell’Università degli Studi di Sassari ha esposto quale sia stato l’iter della domanda di intesa da parte della Chiesa Apostolica in Italia e dei tempi eccessivamente lunghi che questa ha richiesto.

Poi sono intervenuti i rappresentanti delle comunità religiose, tra cui:

Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche Italiane (UCOII);

Fabrizio D’Agostino, portavoce della Chiesa Nazionale di Scientology d’Italia,

Vincenzo di Ieso, presidente della Chiesa Taoista d’Italia;

Pastore Emanuele Frediani, presidente della Chiesa Apostolica in Italia;

Dott. Pietro Garonna, rappresentante del Governo della Chiesa ed Unione Cristiana Pentecostale;

Pastora Roselen Boener Faccio, presidente della Chiesa Sabaoth.

Gli interventi dei rappresentanti hanno testimoniato i problemi che le proprie comunità incontrano nella vita quotidiana nonostante che gli articoli 8, 19 e 20 della Costituzione garantiscano ampia libertà.

Problemi che vanno dalle restrizioni urbanistiche imposte da alcune amministrazioni regionali per la realizzazione dei luoghi di culto alla discriminazione a causa di pregiudizi, della disinformazione e della difficoltà che le nuove religioni incontrano nel tentativo di farsi conoscere e di partecipare al dibattito pubblico.

Gli ostacoli insiti nel percorso per ottenere l’intesa con lo Stato sono diversi: la necessità del riconoscimento della personalità giuridica dell’ente religioso, il requisito di rappresentatività, la lentezza nella procedura politica e, forse più importante se si parla di nuove religioni, i preconcetti o l’ostilità ideologica che può rendere difficile ottenere il necessario consenso politico. Questo quadro spiega perché in 41 anni solo 13 confessioni sono riuscite a stipulare l’intesa con lo Stato italiano.

Il prof. Fuccillo, ringraziando la Chiesa Nazionale di Scientology d’Italia per aver organizzato questo secondo convegno, ha auspicato la nascita di un organismo formato dalle nuove religioni che possa porsi come interlocutore dello Stato. Fuccillo ha sottolineato che il credere ha un valore costituzionale e che mentre la pluri-religiosità è ormai un fatto assodato, la libertà di religione deve ancora raggiungere la sua forma compiuta.

La via verso la compiutezza di questo diritto fondamentale dovrà affrontare e colmare l’inopportuna distanza ancora esistente tra gli illuminanti articoli 8, 19 e 20 della Costituzione e l’anacronismo della Legge del 1929 sui “culti ammessi” che ancora mantiene una gerarchia tra le fedi non consona alla realtà sociale di uno Stato che vuole essere laico e inclusivo. 

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